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Caroline Jones, “The Artist-Function and Posthumous Art History,” Art Journal 76, no. 1 (primavera 2017): pp. 144–145.
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Jones (2017), p. 145, parla della coerenza percepita della “funzione-autore postuma” creata dagli storici.
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Giovanni Baglione, Le vite de’ pittori, scultori et architetti. Dal pontificato di Gregorio XIII del 1572. In fino a’ tempi di Papa Urbano Ottavo nel 1642 (Roma, 1642). Sulle biografie degli incisori redatte da Baglione, vedi l’edizione di Intagliatori curata da Giovanni Maria Fara (Pisa 2016). Fara illustra come per molti di queste biografie Baglione attinga informazioni dalle Considerazioni sulla pittura di Giulio Mancini (sezione V, parte 1). Le biografie che non appaiono in Mancini e sembrano frutto un’invenzione di Baglione includono quelle di Camillo Graffico, Raffaello Guidi, Giovanni Maggi, Giovan Giorgio Nuvolstella e della famiglia Parasole.
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Baglione (1642), p. 387.
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Cfr., Susan Nalezyty, “Girolama Parasole among the ‘Illustrious’ in the Portrait Collection at the Accademia di San Luca,” The History of the Accademia di San Luca, c. 1590–1635: Documents from the Archivio di Stato di Roma.*
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Per una panoramica sulla famiglia Parasole, cfr., Evelyn LincolnEvelyn Lincoln, “The Parasole Family Enterprise and Book Illustration at the Medici Press,” in The Medici Oriental Press: Knowledge and Cultural Transfer around 1600, ed. Eckhard Leuschner e Gerhard Wolf (Firenze, 2022), pp. 110–118.
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Marco Pupillo, “Gli incisori di Baronio. Il maestro ‘MGF,’ Philippe Thomassin, Leonardo e Girolama Parasole (con una nota su Isabella/Isabetta/Elisabetto Parasole),” in Baronio e le sue fonti, a cura di Luigi Gulia (Sora, 2009), p. 845.
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Thomas Kuehn, Law, Family, and Women: Toward a Legal Anthropology of Renaissance Italy (Chicago, 1991), p. 237. Per l’adozione romana della consuetudine fiorentina, cfr., Simona Feci, Christiane Klapisch-Zuber, Didier Lett, e Marian Rothstein, “Women’s Mobility, Rights, and Citizenship in Medieval and Early Modern Italy,” in “Gender and the Citizen,” Clio. Women, Gender, History, no. 43 (2016): pp. 48–72.
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Documento in gran parte pubblicato in Gian Ludovico Masetti Zannini, Stampatori e Librai a Roma nella seconda metà del Cinquecento (Rome, 1980), pp. 279–280.
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La data dell’arrivo della famiglia a Roma è calcolata dalla deposizione di Leonardo al processo di canonizzazione di Filippo Neri il 12 dicembre 1598. Testimonianza in Giovanni Incisa della Rocchetta e Nello Vian (a cura di), Il primo processo per San Filippo Neri (Città del Vaticano, 1958), vol. 2, pp. 212-214…
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Herbario Nuovo di Castore Durante (Roma, 1585).
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Vitaliano Tiberia, Attività e ‘eredità’ di Giovanni Baglione per la Compagnia di San Giuseppe di Terrasanta,” in Studi sul Barocco romano. Scritti in onore di Maurizio Fagiolo dell’Arco (Milano, 2004), pp. 35–38; J. A. F. Orbaan, “Virtuosi al Pantheon", Repertorium für Kunstwissenschaft 37 (1915): pp. 17–52, per le liste di donne affiliate alla confraternita.
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Evangelium Iesu Christi quemadmodum scripsit Mar Mattheus unus ex duodecim discipulis eius (Roma, 1590), con un’edizione bilingue in arabo-latino del 1591. Cfr., Caren Reimann, Die Arabischen Evangelien der Typographia Medicea, Buchhandel un Buchillustration in Rom un 1600 (Berlino, 2021).
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Orbaan (1915), pp. 40–41; Pupillo (2009), p. 844.
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La documentazione che disambigua i rapporti tra i membri della famiglia è pubblicata in Pupillo (2009).
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Bernardino era ancora vivo e fu nominato dal tribunale “unico figlio et herede” quando Girolama morì intestata nel 1622.
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Pupillo (2009), pp. 847–848; Rose Marie San Juan, Rome: A City Out of Print (Minneapolis, 2001), pp. 95–128; Alessandra Franco, “The Conservatorio di Santa Caterina della Rosa: Sheltering and Educating Women in Early Modern Rome” tesi di dottorato, Brown University, (Providence, 2015).
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Ringrazio Tom e Libby Cohen per il loro aiuto nel confermare la definizione di “capillarius”.
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ASR 30 Not Cap. uff. 16, ASR 30 Not Cap., Atti Bernardino Pascasius, f. 193r: 21 febraro 1586. Nel 1593 Rosato risulta impegnato nella realizzazione di una decorazione murale per un cliente, 18-19 maggio 1593, Atti Tino, v. 14, cc. 383r–384r.
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Lincoln (2022), p. 101.
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Isabetta Parasole, Specchio delle Virtuose Donne, dove si vedono bellissimi lavori di punto in aria, reticella, di maglia, & piombini, disegnata da Isabetta Catanea Parasole (Roma, 1595).
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Baglione (1642), p. 396, in the section sugli Intagliatori.
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Il modo di scrivere le cancelleresche et altre maniere di lettere di Lodovico Curione. Intagliato in legno per Leonardo Parasole, Libro Primo (Roma, 1586).
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Pupillo (2009), p. 849, ipotizza che i modellari di merletti possano essere stati intagliati da un altro membro della famiglia, dato che la lavorazione e il disegno di merletti erano l’insegnamento in cui erano specializzati i conventi agostiniani.
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Pupillo (2009), p. 848, suggerisce che la stessa Isabella potesse avere un familiare nobile.
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Antonio Agustín, Dialoghi di Don Antonio Agostini arcivescovo di Tarracona intorno alle medaglie inscrittioni et altre antichità (Roma, 1592), p. 124. Il monogramma di Leonardo appare a pagina 126.
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Antonio Gallonio, De SS. martyrvm crvciatibvs (Roma, 1594), p. 44. Il monogramma di Leonardo appare a pagina 123. Vedi Giuseppe Finocchiaro, Cesare Baronio e la tipografia dell’oratorio (Firenze, 2005), pp. 86–89. Vedi anche Jetze Touber, Law, Medicine, and Engineering in the Cult of the Saints (Leiden, 2014), pp. 222–230; Marco Pupillo, in La Regola e la fama: San Filippo Neri e L’arte (Milano, 1995), pp. 513–514; Pupillo (2009), p. 840.
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Pupillo (2009), pp. 837-840. Una diversa incisione su legno di Giove Pluvio appare nell’edizione del 1590 degli Annales stampata presso la Tipografia Vaticana. La versione di Girolama fu usata come modello per successive edizioni degli Annales, come quella stampata a Colonia da Anton Hierat e Johann Gymnich, senza il suo monogramma. Per la doppia stampa del volume, vedi Finocchiaro (2005), pp. 28-40.
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Cesare Baronio, Annales Ecclestiastici (Roma, 1594), vol. 2, p. 209. Finocchiaro (2005), p. 122, riporta il pagamento di otto scudi a Leonardo Parasole “per l’intaglio in legno di Giove Pluvio che va nel secondo tomo dell’Annali…”.
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Ringrazio Jamie Gabbarelli per avermi segnalato l’incisione di Dente.
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Riproduzioni del Giudizio universale si trovano nella collezione del Victoria and Albert Museum, al Metropolitan Museum of Art e presso la Biblioteca Panizzi.
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Riproduzioni della Battaglia tra Lapiti e Centauri si trovano al Metropolitan Museum of Art, all’Art Institute of Chicago, e alla New York Public Library. Il British Museum possiede una riproduzione datata 1623 pubblicata da Maurizio Bona, che ha anche pubblicato delle edizioni postume del Teatro delle Nobili et Virtuose Donne di Isabella Parasole.
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Il foglio imperiale, che costituiva il formato più grande, misurava circa 500 x 740 mm. L’esemplare della Battaglia tra Centauri e Lapiti conservato presso l’Art Institute of Chicago misura 415 x 672 mm. Il foglio reale, ossia il formato successivo, misurava circa 445 x 615 mm.
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Pupillo (2009), p. 845: “Adi 8 [07.1622] morì la sig.ra Girolama Parasole scultrice, e pitrice…”
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I libri liturgici includevano il Cerimoniale Episcoporum (Roma, 1600), e il Pontificale Romanum Clementis VIII… (Roma, 1595).
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Gabriele Paleotti, Discorso intorno alle immagini sacre e profane, trad. William McCuaig (Los Angeles, 2012), p. 205.