II. I Parasole nelle Vite di Baglione

  • Evelyn Lincoln

Il riconoscimento degli incisori come artisti si basava – lo abbiamo visto poc’anzi – sulla competenza nel disegno e sul ruolo svolto nel far conoscere le opere dei grandi maestri al resto del mondo. Baglione avvicina i pittori agli incisori ricordando che alcuni pittori non solo facevano stampare le proprie opere, ma forse praticavano a loro volta l’incisione. Benché acquafortisti e intagliatori in rame godessero di maggiore prestigio tra gli incisori, Baglione mostra un insolito interesse per l’incisione xilografica, tecnica di cui fornisce una descrizione particolareggiata nella vita dello scarsamente noto Giovan Giorgio Nuvolstella. L’appartenenza alla Compagnia di San Giuseppe di Terrasanta, di cui è membro attivo dal 1600 fino alla morte (1643), consente a Baglione di entrare in contatto con un’ampia gamma di figure legate alle arti – battilori, intagliatori, librari e musici –, offrendogli più possibilità di incontro di quante non ne avrebbe avute partecipando alle “congregazioni” dell’Accademia, dove il suo impegno non era meno intenso12. Poiché la Compagnia ammetteva le donne tra i suoi membri, anche se non a pieno titolo, Baglione sapeva delle mogli artiste dei confratelli, benché non sia chiaro se le abbia mai incontrate di persona. Di certo non conosceva tutti i membri della famiglia Parasole, nessuno dei quali appare negli elenchi della confraternita. Avrebbe invece conosciuto Giovanni Battista Raimondi, il celebre arabista e direttore della Tipografia Medicea Orientale, con cui Leonardo Parasole collaborò da vicino negli ultimi decenni della sua vita13. Raimondi, la cui scomparsa avrebbe suscitato profondo cordoglio tra i confratelli, fu amico oltre che datore di lavoro di Girolama e Leonardo, di cui tenne a battesimo la figlia nel 158914. n pochi brevi paragrafi, Baglione non solo offre l’unica notizia dei Parasole nella letteratura artistica della prima età moderna, ma fraintende i rapporti reciproci dei membri della famiglia in modo da confondere profondamente la natura della loro attività, e le loro identità, per i secoli a venire15. Questo fraintendimento può tuttavia tornare utile per comprendere la concezione che Girolama Parasole aveva del proprio lavoro.

Che cosa può svelarci il resoconto di Baglione su Girolama, che peraltro non viene mai nominata? Verso la fine della biografia precedente nelle Vite, l’autore ci dice che alcune opere di Giovanni Maggi erano state riprodotte in xilografia da Paul Maupin, e poiché probabilmente sapeva che quest’ultimo aveva collaborato con Leonardo Parasole, usa tale collegamento per passare alla Vita di Lionardo, Isabella e Bernardino Parasoli. Questi congiunti, che Baglione ritiene rilevanti per l’evoluzione dell’arte dell’intaglio, sono trattati in gruppo nel capitolo sugli intagliatori, sebbene Bernardino praticasse solo la pittura. Scrive Baglione: “Con l’occasione, che abbiamo nominati gli intagli di legno, alla memoria ora mi si rappresenta Lionardo Parasole Norcino, il quale in legno le sue opere formava, ed acquistonne lode, per essere in ragione di taglio più difficile, e più pericoloso quello del legno, che del rame”. Il biografo prende le mosse dall’erbario di Durante, sottolineando come quest’ultimo fosse stato il medico di Sisto V. Riferisce che le immagini su cui Leonardo lavorava erano spesso fornite da Antonio Tempesta, comprese quelle per i vangeli in arabo stampati presso la Tipografia Medicea Orientale, e riserva un encomio speciale al suo direttore scientifico Raimondi, “grandissimo letterato” a cui la confraternita dell’artista tributò grandi onori in occasione della sua scomparsa. Scrive anche che il figlio di Leonardo, Bernardino, era stato allievo del cavalier d’Arpino e, menzionando gli affreschi che “colorì di sua mano” nella chiesa di San Rocco, poté solo dire che era morto giovane e che “da lui lavori degni di lode si speravano”16.

In questa breve nota Baglione, che probabilmente aveva solo sentito parlare delle cognate Isabella e Girolama, sovrappone le due figure sotto il nome della prima, il solo a essere mai apparso a stampa. Isabella Catanea Parasole, erroneamente identificata dal biografo con la moglie di Leonardo e la madre del suo figlio minore Bernardino, era in realtà la seconda moglie di Rosato, il fratello pittore di Leonardo. Era una delle tante giovani da marito a rischio di finire nella prostituzione che, grazie alle moderne iniziative della riforma cattolica, erano state sottratte a quella vita e accolte nel convento agostiniano di Santa Caterina dei Funari, dove imparavano a ricamare e ricevevano una dote17. Rosato fece richiesta al convento di sposare Isabella nel 1593, consapevole della forte domanda di modelli ornamentali originali da parte del mercato e del valore di una moglie istruita, dotata e operosa, nonché – probabilmente – anche di bella presenza. Baglione sembra non sapere nulla della vera moglie di Leonardo. Come lui, anche Girolama era figlia di un artigiano (cappellaio), a sua volta originario di Visso18. Rosato abbandonò l’attività familiare a distanza di un anno da Leonardo per lavorare come mosaicista e pittore decorativo19. Si guadagnava da vivere eseguendo pitture murali, apparati effimeri per feste e, a partire dal 1602, mosaici per la cupola interna di San Pietro20. Sebbene avesse partecipato quantomeno ad alcune delle congregazioni dell’Accademia di San Luca, Baglione non lo nomina mai. Eppure era stato proprio lui il promotore del primo modellario di merletti splendidamente illustrato, con intricati motivi geometrici in bianco su fondo nero e che riportano il nome della moglie Isabella come autrice (fig. 2.2). Apparso nel 1595, il volume recava l’elegante titolo Specchio delle virtuose donne ed era stampato “ad’istantia di Rosato Parasole”21. La lunga dedica a tutta pagina rivolta alla duchessa di Sermoneta in tono appropriatamente cortese mostra come la nuova autrice fosse ben consapevole dello stile e dell’importanza di collocare la dedica in apertura del libro secondo la consuetudine.

Stampa in bianco e nero su carta, realizzata con matrice in legno, che raffigura un motivo decorativo simile a fiocchi di neve stilizzati disposti in due file orizzontali. Nella parte superiore della pagina, una didascalia recita 'Lavoro a reticella'.
Expand Figure 2.2 Isabella Parasole, “Lavoro a ponto reticella,” in Specchio delle Virtuose Donne, dove si vedono bellissimi lavori di punto in aria, reticella, di maglia, & piombini, disegnata da Isabetta Catanea Parasole (Roma, 1595), s.p., Bibliothèque nationale de France

È molto probabile che diversi modellari di merletti divenuti celebri e attribuiti a Isabella siano stati disegnati, incisi e stampati da membri della famiglia Parasole insieme ai loro collaboratori. Il convento agostiniano dove Isabella era stata istruita era specializzato nell’insegnare a disegnare merletti, un’attività remunerativa che avrebbe reso le ragazze formate una risorsa preziosa per l’economia di qualsiasi famiglia artigiana. Non vi è tuttavia motivo di supporre che si insegnasse anche a incidere intricati motivi nel legno di bosso, noto per la sua durezza e densità: lo stesso Baglione definisce quell’arte pericolosa e difficile, perché i piccoli triangoli e cerchietti bianchi che compongono i disegni dei merletti dovevano essere asportati dalla superficie della matrice lignea con coltellini affilati. Scrive il biografo nella vita di Nuvolstella:

Et hora l’età nostra mirasi ne’ legni figurar gl’intagli delle sue opere. Cava è la parte, che non serve; e l’altra, che serve, restandovi a guisa di basso rilievo, mostra l’imagini, e rappresenta l’historie; e lo stromento a ciò fare è un ferro, che dall’Artefice maneggiato co’l taglio opera, e mentre sminuisce la materia, cresce la forma, e dal mancamento delle parti riceve la perfettione il tutto22.

Baglione riferisce che Nuvolstella aiutava Isabella nell’intaglio di immagini botaniche per Federico Cesi quando lei non riusciva a completarle. Noi sappiamo che era Girolama a intagliare quelle immagini, ma la confusione di Baglione ci aiuta a comprendere da un lato quanto stretta fosse la collaborazione tra le due donne che univano le rispettive competenze per produrre modellari, e dall’altro l’invisibilità del contributo anonimo eppure fondamentale di Girolama ai progetti.

Stampa su carta realizzata con matrice in legno, che raffigura le lettere R, S, T, V, X, Y e Z in bianco su sfondo nero. Le lettere sono racchiuse all'interno di una cornice rettangolare. Il margine bianco della carta è decorato con motivi a spirale arzigogolati.
Expand Figure 2.3 Ludovico Curione, Il modo di scrivere le cancellaresche corsive et altre maniere di lettere di Lodovico Curione. Intagliato in legno per Leonardo Parasole, Libro Primo (Roma, 1586), s.p., Biblioteca Archiginnasio Bologna

L’anno in cui Rosato lasciò la bottega di famiglia, Leonardo stipulò un contratto con gli editori dell’erbario per incidere, stampare e vendere un manuale di calligrafia realizzato da Ludovico Curione, uno dei più celebri maestri di scrittura dell’epoca23. È del tutto verosimile che sia stata proprio la dedica di Curione al cardinale d’Este a ispirare quella nel modellario di Isabella, pubblicato a distanza di quasi un decennio. Fatto insolito per un volume di calligrafia a stampa, alcune lettere erano rese in bianco su fondo nero (fig. 2.3). Le pagine, incise sette anni prima che Isabella entrasse a far parte della famiglia, erano incorniciate da svolazzanti ghirigori a imitazione dei tratti di penna spessi e sottili, e le immagini bianche su sfondo nero elaborate per queste stampe divennero una caratteristica distintiva dello stile incisorio dei Parasole. Inizia così a delinearsi il quadro di una famiglia di intagliatori e decoratori di matrici lignee con aderenze nel mondo dell’editoria illustrata e negli ambienti papali e aristocratici.

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